Proteggere Orlino (2021)
Un caso di conflitto tra interesse privato e patrimonio collettivo
Ho scritto questa interrogazione tre giorni dopo le elezioni comunali che mi hanno visto escluso e quindi non l’ho potuta firmare. Mi pare utile riprenderla qui per tre motivi:
- parte da una mobilitazione di quartiere, dal gesto civico di un gruppo di residenti che hanno deciso di far sentire la loro voce preoccupata (vedi https://www.laregione.ch/cantone/luganese/1505463/via-selvapiana-sentiero-tram-ndr-chiesa-allargamento-pregassona-cantiere-pr),
- tocca una vicenda in sé minore che mette però in luce limiti più generali della politica comunale (come la mancata informazione della cittadinanza, trovatasi davanti al fatto compiuto, e una scarsa sensibilità paesaggistica e culturale del Municipio e della Commissione edilizia),
- offre l’occasione per segnalare un piccolo ma prezioso edificio sacro di origine tardomedievale e un suo singolare affresco.
Interrogazione (urgente)
Proteggere Orlino
Il 16 aprile scorso le abitanti della zona di Orlino, nel “quartiere” di Pregassona, hanno consegnato al Municipio una petizione con 590 firme che chiede di sospendere il progetto di allargamento di via Selvapiana, di coinvolgere la Commissione di quartiere e di indicare se e come si sia valutato l’«impatto che l’opera di allargamento della via e il successivo cantiere per l’edificazione del fondo privato avrà nei confronti della Chiesa di Orlino, un edificio storico tutelato a livello cantonale (inventario Beni culturali, oggetto A6869)». Le firme sono state raccolte in pochissimi giorni prevalentemente tra la popolazione di Orlino, Ligaino e Pregassona alta, e ciò dimostra la grande preoccupazione suscitata dal progetto in sé (mai presentato ai residenti della zona) – che va a modificare un tracciato registrato nell’Inventario federale delle vie storiche – e sulle possibili conseguenze dei lavori sulla chiesetta di San Pietro.
In precedenza, ma già su sollecitazione delle abitanti di Orlino, la STAN si era rivolta al Municipio con una lettera (5 aprile) in cui chiedeva garanzie sulla tutela dell’edificio sacro, la cui parete Est – con affreschi quattrocenteschi di Cristoforo e Nicolao da Seregno – è adiacente alla strada su cui transiteranno i mezzi impiegati nella realizzazione dell’allargamento stradale e della successiva edificazione privata. Ricordava inoltre, la STAN, che nel 2013 il Dipartimento del Territorio aveva scritto nel suo preavviso alla modifica di PR che consentiva l’allargamento del sentiero: «in sede di progetto esecutivo il Municipio dovrà assicurare che l’intervento, oltre ad essere limitato allo stretto necessario, non alteri il carattere di questa percorrenza».
Sono aspetti, questi, che non emergono né nel messaggio municipale 10218 che chiedeva il credito di costruzione per l’allargamento di via Selvapiana – votato con una certa leggerezza dalla stragrande maggioranza del Consiglio comunale il 2 luglio 2019 – né nel rapporto della Commissione dell’edilizia, che di fatto riprendeva con poche variazioni il messaggio municipale: entrambi i documenti si concentrano sugli aspetti tecnico-operativi senza riservare il benché minimo spazio al particolare contesto storico e paesaggistico in cui si intende realizzare l’intervento. L’unico accenno alle caratteristiche attuali della via storica che si va ad alterare si riduce a questa fredda indicazione: «rimozione della pavimentazione esistente in porfido».
Certamente il lodevole Municipio vorrà dare al più presto una risposta sia ai cittadini del quartiere sia alla STAN, visto che l’inizio del cantiere è previsto per questo mese di maggio (la pubblicazione del progetto scade fra pochi giorni, il 29 aprile 2021). Considerata la natura pubblica del progetto e viste le forti perplessità emerse tra la popolazione residente, sembra doverosa anche una comunicazione in merito al Consiglio comunale. È questo il fine della presente interrogazione.
Nel recentissimo preavviso – 4 marzo 2021 – alla mozione n. 4066 (Tuteliamo subito il patrimonio culturale e il paesaggio urbano di Lugano), il Municipio fa presente che già si sta muovendo verso «l’obiettivo di integrare i principali contenuti dell’ISOS nel Piano Regolatore» e ribadisce «l’intenzione di istituire una Commissione urbanistica e di dotare l’amministrazione cittadina di un ‘settore beni culturali’, integrando maggiormente e rafforzando le competenze già presenti». Con queste precisazioni il Municipio conclude di condividere lo spirito di quella mozione.
Anche alla luce di queste considerazioni, si chiede qui al lodevole Municipio:
- La reazione corale delle abitanti della zona, le preoccupazioni palesate dalla STAN, insieme alla prospettiva appena ricordata della creazione di una Commissione urbanistica, non dovrebbero portare l’esecutivo a sospendere il progetto per rivalutarne attentamente, con strumenti culturali e concettuali più adeguati, le ricadute sul tessuto storico-paesaggistico di Orlino?
- Considerata la manifesta intenzione di integrare i principali contenuti dell’ISOS nel Piano Regolatore, non si dovrebbe fare lo stesso, per analogia, con l’Inventario federale delle vie storiche che annovera tra questi percorsi anche via Selvapiana?
- Se proprio si vuole procedere subito all’opera, come va intesa l’indicazione di “derogabilità” contenuta nella relazione tecnica (p. 14, capitolo «Area di cantiere») secondo cui «L’accesso al cantiere dovrà avvenire con mezzi idonei al transito sulla via S. Pietro (portata limite 14 ton ma derogabile fino a 18 ton)»? Fanno stato le 14 tonnellate o questa parentesi implica già de factouna deroga che porta il peso massimo dei veicoli a 18 tonnellate?
- E come si intende dar seguito concretamente all’invito del DT, che «in sede di progetto esecutivo il Municipio dovrà assicurare che l’intervento, oltre ad essere limitato allo stretto necessario, non alteri il carattere di questa percorrenza»?
Per i Verdi di Lugano,
Nicola Schoenenberger, consigliere comunale Lugano, 22 aprile 2021
Uno degli affreschi di San Pietro di Orlino si rifà al tema del «Cristo della Domenica», che condanna il lavoro festivo. Qui la figura (vedi pdf) è l’incarnazione stessa della domenica, la cui sacralità è ferita dagli strumenti di lavoro. Per analogia potremmo immaginare oggi una figura allegorica che incarni la chiesuola di Orlino minacciata da scavatrici, camion, benne, martelli pneumatici e macchine asfaltatrici. Tra l’altro il cantiere verrà installato nel praticello accanto all’abside della chiesa, abitualmente luogo di incontro e distensione.
Il pdf dell'interrogazione, con l'illustrazione dell'affresco, si può trovare qui: https://www.lugano.ch/consiglio-comunale/Interrogazioni.html cercando "Orlino" o 1213 (è il numero dell'interrogazione).
Nell'agosto del 2022 il Municipio ha proposto un altro messaggio (n. 11252) in cui chiedeva un supplemento di credito legato in parte alla pavimentazione più pregiata della strada prevista e in parte a misure di protezione della chiesa. Il Consiglio comunale lo ha approvato nella seduta del 28 novembre 2022.
Riporto qui sotto il mio intervento contrario. Il verbale completo si può trovare qui: https://www.lugano.ch/consiglio-comunale/Calendario-sedute.html
Contro la decisione hanno poi fatto ricorso alcuni cittadini di Pregassona (vertenza tuttora aperta).
Intervento MM 11252
Questo messaggio chiede un credito supplementare per l’allargamento di un tratto di via Selvapiana, ora percorso pedonale. Sembra un oggetto che non pone problemi, tanto più che il tracciato è iscritto a PR in via definitiva dal 2016 e che la città recupera buona parte della spesa grazie ai contributi di miglioria. Tra i crediti che dobbiamo votare questa sera è anche quello di minore entità: 115 mila franchi. Non mancano tuttavia aspetti controversi sull’intero progetto, che meritano di essere sviscerati e discussi.
Riprendo brevemente l’iter che ha portato a questo messaggio aggiungendo alcuni ragguagli non presenti nel messaggio municipale.
Il terreno che dovrebbe essere servito da questa nuova strada, la particella edificabile n. 155, come ha appena ricordato Paolo Beltraminelli, era stato vincolato dal Comune di Pregassona alla realizzazione di un parco giochi. Nel 2003, poco prima dell’aggregazione con Lugano, il Municipio ha però rinunciato all’intenzione di farne un’area di svago e il terreno è stato assegnato alla zona residenziale estensiva. Una scelta infelice perché il parco giochi si è poi creato a lato della trafficata strada cantonale, mentre la particella 155, assai più tranquilla, panoramica e raggiungibile in sicurezza tramite il sentiero che ora si vuole allargare, era adattissima allo scopo.
Nell’estate del 2013 – dopo che la proprietaria, patrocinata dall’avv. Angelo Jelmini (!), ha chiesto al Municipio di trovare una soluzione per l’accessibilità veicolare al fondo – è stata esposta una “variante di poco conto” di PR che prevedeva l’allargamento del primo tratto di via Selvapiana, cambiandolo da pedonale in carrabile. Nel 2016, dopo che il TRAM ha respinto il ricorso di una confinante, la variante di PR è diventata definitiva.
Nell’aprile del 2019 il Municipio ha licenziato il MM 10218 che chiedeva «un credito di costruzione di fr. 180 000 per le opere di allargamento di via Selvapiana». Un messaggio senza alcun riferimento al contesto delicato in cui l’opera si inserisce, che vede la presenza di un prezioso edificio sacro medievale e di un camminamento pedonale – peraltro iscritto nell’Inventario federale delle vie storiche – strettamente connesso a quell’edificio. Il rapporto della Commissione dell’edilizia aveva ripreso nella sostanza le considerazioni del messaggio municipale, essenzialmente tecnico-operative, e il Consiglio comunale aveva votato il credito, a stragrande maggioranza, il 2 luglio 2019.
Nella primavera del 2021, di fronte alle modine e alla domanda di costruzione, alcune abitanti di Orlino si rendono conto di quanto sta capitando, coinvolgono la STAN (che scrive al Municipio il 5 aprile) e raccolgono in pochi giorni 590 firme, prevalentemente tra la popolazione del quartiere, chiedendo di sospendere il progetto di allargamento di via Selvapiana, di coinvolgere la Commissione di quartiere e di indicare se e come si sia valutato «l’impatto che l’opera di allargamento della via e il successivo cantiere per l’edificazione del fondo privato avrà nei confronti della Chiesa di Orlino, un edificio storico tutelato a livello cantonale (inventario Beni culturali, oggetto A6869)». La petizione («Via Selvapiana deve rimanere tutta pedonale») è consegnata il 16 aprile. Seguono due interrogazioni in merito (la n. 1213, dei Verdi, e la n. 1219, di alcuni consiglieri comunali del PLR). L’11 ottobre 2021 il Municipio informa gli interessati di aver sospeso la procedura, di voler approfondire il tema ed «eseguire una verifica di adeguamento progettuale» (risoluzione municipale del 12 agosto). E così si arriva al messaggio odierno.
Va riconosciuto che questo tiene conto di alcune preoccupazioni avanzate dalla STAN, dalla petizione e dalle interrogazioni. I cambiamenti, che portano al supplemento di spesa di 115 mila franchi, sono essenzialmente tre: la copertura in dadi di porfido del nuovo tratto carrabile che perlomeno garantisce una certa continuità visiva con il tratto che rimane pedonale; l’esecuzione di «prove a futura memoria più approfondite» e il «monitoraggio delle vibrazioni del cantiere»; lo spostamento dell’area di cantiere «in posizione più discosta» (per il momento non precisata). Area prima prevista, con leggerezza sconcertante, a ridosso dell’abside della chiesuola.
Come ho già detto, il primo messaggio non si curava minimamente della chiesa di San Pietro, oggetto pregiato e fragile. L’attenzione su di esso è stato portato dalla STAN, dalle animatrici della petizione e dall’Associazione amici della Chiesa di Orlino. Queste tre entità hanno continuato a incontrarsi e a discutere, hanno organizzato sopralluoghi con la Commissione Arte Sacra della Curia e l’Ufficio beni culturali del Cantone, hanno avviato le procedure preliminari in vista di un restauro dell’edificio sacro e dei suoi affreschi, hanno anche esplorato soluzioni alternative all’allargamento di via Selvapiana per l’accesso al mappale 155, informando la Divisione pianificazione ambiente e mobilità del Comune, hanno commissionato una perizia sulle parti strutturali dell’oratorio e l’ambiente circostante. Questo fervore, nato dalla preoccupazione per l’allargamento di via Selvapiana e poi estesosi alla cura della chiesina e di tutta l’area, mostra come la popolazione di un luogo – se quel luogo ha una sua identità riconoscibile – è pronta ad attivarsi, a collaborare, a elaborare proposte. Con un diverso atteggiamento da parte della città, che invece ha fatto piovere dall’alto una decisione, ci sarebbero state le condizioni ideali per un processo partecipativo e probabilmente non si sarebbe giunti a questo punto. È proprio così difficile porsi, almeno nelle piccole cose, in una posizione di ascolto?
La vicenda pone un problema fondamentale: dato tutto quanto precede, è giustificabile la prevalenza dell’interesse di un singolo su quello collettivo? Qui un accesso carrabile per una sola casa – del resto non garantito a molti cittadini, specie nei nuclei – prevale su “beni collettivi” come la conservazione del carattere pedonale della via, la circolazione limitatissima accanto alla chiesa di Orlino, la tutela di un monumento e di un contesto che andrebbero semmai armonizzati e valorizzati. Certo, c’è un diritto iscritto nel piano regolatore ma c’è anche la cocciutaggine della proprietaria che non ha voluto entrare nel merito della soluzione alternativa che avrebbe reso del tutto superfluo l’allargamento di via Selvapiana. Grazie alla solerzia del gruppo STAN-Petizione-Amici della chiesa sono stati contattati i proprietari del mapp. 154, confinante con il 155 e con un tratto stradale comunale che si immette sulla cantonale. Sono infatti previsti a breve importanti interventi (rifacimento della casa e dell’accesso al garage) che avrebbero permesso una sinergia virtuosa tra i lavori al mapp. 154 e le esigenze di accesso del mapp. 155. Mentre i proprietari del mapp. 154 erano disponibili all’accordo, dall’altra parte – forte della modifica di PR che la favorisce – è venuto un netto rifiuto, una non entrata in materia.
Per quanto riguarda quest’ultima scelta, è interessante riandare a questo passaggio della decisione del Consiglio di Stato sul ricorso presentato nel 2013 da una confinante: «tenuto conto del fatto che all’autorità comunale non compete necessariamente la responsabilità – sottolineo: non compete necessariamente la responsabilità – di dotare di un accesso carrozzabile pubblico ogni singolo fondo privato attribuito alla zona edificabile (specie se ciò comporta una violazione del principio di proporzionalità), la proprietaria ha in passato anzitutto cercato di giungere a un accordo bonale con i proprietari. Non essendoci però riuscita, in un secondo tempo ha allora deciso di rivolgersi al Municipio per trovare una soluzione in ambito di diritto pubblico». Fin qui il CdS (n. 5954, 23 dicembre 2014). La ricerca di una soluzione in ambito di diritto pubblico si era quindi giustificata con l’impossibilità di un accordo privato, condizione che ora invece potrebbe darsi, se solo la proprietaria del fondo lo volesse. Se è vero che siamo di fronte a una trattativa (per ora fallita) tra privati, vanno pure considerate le ricadute pubbliche di quella trattativa, e a questo proposito la città avrebbe potuto, una volta a conoscenza di questa possibilità – e lo è – farsi parte attiva nella sua concretizzazione invece di stare semplicemente a guardare. Questo non si è fatto.
Vedete quindi, colleghe e colleghi, che i punti dubbi di tutta questa vicenda non sono pochi. A questi si aggiungono altri dubbi formali: è normale chiedere un supplemento di credito al messaggio votato nel 2019 quando sulla relativa domanda di costruzione pendono ancora almeno quattro opposizioni? E una petizione popolare che non ha ottenuto risposta diretta da parte del Municipio? (E men che meno un incontro?). E in ogni caso, sapendo che si stanno valutando interventi a breve termine sull’edificio sacro – che come stabilisce una recente perizia, quella ricordata dall’On. Beltraminelli, richiederanno anche lavori sul tratto di via San Pietro contiguo alla parete est – non sarebbe stato più ragionevole attendere e integrare organicamente il tutto in un unico (nuovo) messaggio con una panoramica più attendibile e completa degli investimenti necessari in questo comparto? Nemmeno sul piano dei costi di espropriazione, visto che un’opposizione verte anche su questo, i dati sono definitivi.
A bene guardare, vista la necessità di ridurre le zone edificabili nel Cantone (Comune di Lugano compreso) per adeguarsi alla LPT, quel fondo dovrebbe essere tra i primi a essere dezonato, con il ripristino della sua destinazione a zona di svago. In questo caso l’approvazione del credito nemmeno si giustificherebbe. Ma in tutta questa storia il buon senso è stato assente…
Sono questi i molti motivi che ci spingono a non approvare questo messaggio. Il voto negativo non va interpretato come un rifiuto degli elementi di miglioramento qui contenuti, ma come un invito al Municipio a ripensare gli interventi nella zona di Orlino nella loro globalità e a interessarsi prima attivamente alla possibilità di soluzione alternativa all’allargamento di via Selvapiana. Non resta molto tempo per farlo.
I Verdi avevano respinto il messaggio precedente, potremmo dire, d’istinto, senza conoscere tutto quanto stava dietro questo allargamento stradale. Ci opponiamo anche oggi – con maggior conoscenza di causa – e invitiamo colleghe e colleghi a fare altrettanto.
Grazie per la pazienza.
(Danilo Baratti, 28 novembre 2022)
atti parlamentari, Verdi, ConsiglioComunale, 2021
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