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Votare i Verdi a Lugano? (2016)

Tre buone ragioni per farlo

Votare i Verdi a Lugano?

Non è una domanda retorica. Dopo il recente sbandamento dei Verdi è più che lecito chiederselo. Parecchi “ecologisti”, io tra questi, non hanno più votato verde alle ultime elezioni cantonali e federali (e alcuni, come me, sono pure usciti dal partito). E perché, allora, votare o tornare a votare i Verdi?

Vedo almeno tre risposte. 

La prima: è in atto, a livello locale e cantonale, una svolta. Sembra ormai superata la stagione segnata da Sergio Savoia, in cui i Verdi pur di accaparrare voti, possibilmente leghisti, erano disposti a cavalcare populisticamente posizioni lontane dai propri valori di riferimento (sia per quanto riguarda i temi, sia per lo “stile” politico). 

La seconda (ma sarebbe la prima): il pensiero verde propone una radicale alternativa all’insostenibilità – economica, sociale, ambientale – di questa società, alla sua logica di dominio (sulle persone, sul mondo naturale vivente e non vivente), alla sua ossessione della crescita quantitativa, alle sue strategie di corto respiro, alle sue pratiche distruttive. In questo senso il voto verde, oltre ad aprire uno spiraglio di speranza per un futuro più vivibile, è importante già come semplice testimonianza di estraneità alle logiche che governano il mondo, come espressione di una volontà di cambiamento.

La terza: a Lugano, intorno al dinamico consigliere comunale Nicola Schoenenberger, si è formato un gruppo intenzionato a rilanciare con determinazione il discorso verde in una città particolarmente refrattaria. Anche se un po’ tutti parlano di ambiente (ormai non se ne può fare a meno), solo una presenza ecologista forte può portare una sensibilità diversa all’interno di un Consiglio comunale a stragrande maggioranza orientato verso la cieca perpetuazione del nostro devastante modello economico. Oltretutto i Verdi, in un contesto che vede presenti in Municipio quasi tutti i partiti, sono gli unici veramente liberi di agire criticamente come forza di opposizione. A patto, naturalmente, di essere messi in condizione di poterlo fare con efficacia, e questo significa anche riconfermare il gruppo in Consiglio comunale e avere accesso alle commissioni. 

Quindi, per tornare alla domanda iniziale: sì, votare i Verdi a Lugano ha senso. Ed è importante che chi condivide le loro preoccupazioni dia loro il voto di scheda, e non solo qualche preferenza. Per nuotare in gruppo controcorrente.

Danilo Baratti, candidato indipendente sulla lista dei Verdi per il Consiglio Comunale a Lugano

 

(Tre buoni motivi per tornare a votare i Verdi, «Corriere del Ticino», 26 marzo 2016, p. 9;

titolo originale: Votare i Verdi a Lugano?)

 

Dello stesso periodo – e sempre legate alle elezioni e al rilancio dei Verdi a Lugano – queste note già pubblicate sul sito di Orizzonte Verde:

Ma come? Danilo Baratti in lista per i Verdi, dopo che ha lasciato pubblicamente il partito due anni fa? Magari qualcuno, ragionevolmente, se lo chiede. Dare qui una risposta è un azzardo: verrà letta?

La faccenda è abbastanza semplice. Se fino a qualche mese fa i verdi avevano preso una terribile sbandata assecondando la politica populista di Sergio Savoia, ora le cose stanno cambiando. Certamente sono cambiate a Lugano, dove grazie alla risolutezza di Nicola Schönenberger è nata una nuova sezione intenzionata a rilanciare il discorso verde in una realtà particolarmente refrattaria (con un Consiglio comunale a stragrande maggioranza orientato verso perpetuazione del nostro insostenibile modello di sviluppo). Ma anche a livello regionale e cantonale mi pare che i Verdi stiano pian piano ritrovando se stessi. 

In ogni caso mi presento come indipendente, in rappresentanza di «Orizzonte verde», il gruppo di riflessione e azione politica in cui si riuniscono da qualche tempo varie persone che, dentro o fuori il partito, sono accomunate dal chiaro rifiuto delle scelte politiche (stile comunicativo compreso) dell’ex coordinatore e di chi le aveva assecondate. Anche nel più vivibile dopo-Savoia, questo gruppo continua a trovarsi per discutere e proporre spunti di riflessione.

Tra le cartoline “elettorali” dei Verdi di Lugano, che prendono spunto da scritte trovate in città, ce n’è una con un cassonetto su cui si legge «urna elettorale». L’autore della scritta, probabilmente di tendenza anarchica, ha indubbiamente molte buone ragioni per dubitare del senso del voto, e più in generale di una democrazia formale sempre più screditata dal peso del potere economico, dal controllo dei media e dal populismo dilagante. Se non bastassero i dubbi sui limiti della democrazia, aggiungo anche che a sessant’anni suonati, di cui quarantacinque politicamente impegnati, sono più che mai cosciente che il devastante capitalismo neoliberista che governa le nostre vite durerà ancora un bel po’, nonostante il disastro economico, sociale e ambientale che abbiamo sotto gli occhi. Eppure, senza dare all’espressione del voto più importanza di quanto non abbia, continuo a pensare che anche a questo livello istituzionale dobbiamo e forse possiamo fare qualcosa per contribuire preparare una svolta, o almeno per contrastare il peggio che avanza (anche se il lavoro più importante resta quello fatto nella società, fuori dall’aula parlamentare, dalle associazioni della società civile). Non sarà facile, e la nostra voce dovrà essere persuasiva e incalzante come quella della capinera.

 

 

 

Verdi, Elezioni, 2016

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