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Isorno e Piano di Magadino, entrambi da difendere (2007)

Variante ’95 e sfruttamento idroelettrico nell'Alta Onsernone sono in conflitto con i progettati Parchi

Isorno e Piano di Magadino, entrambi da difendere

Ci ha stupito leggere che l’Associazione dei Comuni e dei Patriziati della valle Onsernone sostiene «con convinzione» il progetto della Variante ‘95 («La Regione Ticino», lunedì 27 agosto). Non sono stati gli argomenti del comunicato stampa a colpirci, visto che si tratta dell’ennesima rifrittura dei temi cari ai sostenitori di quella via di transito: la «lacuna infrastrutturale», il «ritardo storico» che il Locarnese dovrebbe recuperare (grazie a un’ennesima strada?), infine l’idea, che suona un po’ militaresca, di «rimettere un po’ di ordine nel Piano di Magadino». A stupirci davvero è che sia proprio l’Associazione dei Comuni e dei Patriziati della valle Onsernone a esprimersi così, «con convinzione» e in questo momento. Proprio loro! In questo momento!

Da settimane si susseguono le sacrosantissime prese di posizione contro il progetto di una ditta italiana di sfruttare le acque dell’Isorno in territorio italiano, convogliandole con una galleria verso la val Vigezzo e lasciando quasi a secco il fiume nell’alta valle Onsernone. Il progetto, favorito da connivenze istituzionali regionali italiane e dalla riprovevole distrazione (almeno agli inizi) delle autorità federali, ha fatto giustamente gridare allo scandalo. 

Ci pare che le due questioni, quella delle acque dell’Isorno e quella del Piano di Magadino, siano più collegate di quanto si possa pensare. Gli onsernonesi difendono a ragione l’unicità della loro valle e del loro fiume, le cui acque sono tra le poche non ancora sfruttate per la produzione di energia. Parte della valle è inserita in un progetto di Parco nazionale svizzero, e sarebbe deleterio prosciugarne l’anima: il fiume. Le varie associazioni che vogliono preservare il Piano di Magadino dall’aggressione della variante ’95 difendono l’unicità di un territorio agricolo che ha una storia particolare e su cui dovrebbe nascere il Parco del Piano di Magadino. Queste due realtà territoriali sono minacciate da progetti che presentano elementi di fondo non dissimili, soprattutto un’illusoria promessa di progresso sorretta da vantaggi apparenti misurabili a breve termine (i profitti garantiti da acque finora non sfruttate, la maggior rapidità del collegamento su strada). La produzione di «energia pulita» alle sorgenti dell’Isorno (che avrebbe ricadute economiche positive anche per i produttori di energia svizzeri che sfruttano la diga di Palagnedra) serve in realtà alla ditta italiana interessata come lasciapassare per la produzione di un altro 98% di energia «sporca». 

Quanto alla strada sul Piano, non si limiterebbe a mangiare direttamente spazio prezioso. Solo l’ingenuità o la malafede possono farla passare per una semplice infrastruttura di attraversamento e di collegamento: la sua presenza determinerebbe inevitabilmente una profonda trasformazione dell’intera area (con altri capannoni industriali e centri commerciali a creare un «po’ d’ordine»).

Il programma idroelettrico nell’alta Onsernone e la strada che taglia il Piano di Magadino sono progetti di cortissimo respiro, concepiti da menti incapaci di valutare la vera ricchezza dei due territori. Entrambi, sotto le bandiere del progresso e della razionalità economica, porterebbero danni irreparabili a lungo termine. Possibile che le potenziali vittime di uno di questi progetti, i Comuni e i Patriziati di Onsernone, non si rendano conto di questa condizione comune? Credono davvero che squarciando un Piano già tartassato per ridurre di qualche minuto il collegamento (in automobile!), con Locarno, vedranno cambiare in meglio la situazione della valle e dell’intera regione? Rinunciando a una visione complessiva e solidale, guardando le cose con una lente distorcente che rischiara il proprio orticello e lascia fuori fuoco quel che si muove ai margini, finiscono per avallare quelle stesse logiche che minacciano le loro (e nostre) acque.

Danilo Baratti e Patrizia Candolfi, Soragno

 

(Piano di Magadino e Isorno sono entrambi da difendere, «Area», 7 settembre 2007, p. 2. Questa lettera era stata inviata alla «Regione», che però ne voleva amputare l’ultimo terzo: venendo così a cadere il senso complessivo del discorso, abbiamo chiesto di non pubblicarla e l’abbiamo inviata al settimanale «Area»)

 

LaRegione, PatriziaCandolfi, Area, 2007

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