Quando la polizia spiava i congressi vegetariani (2019)
Occhi puntati su Aldo Capitini, pacifista e politico anomalo
Quando la polizia politica spiava i congressi vegetariani
Aldo Capitini sorvegliato speciale
di Danilo Baratti
Un articolo della «WochenZeitung» del 23 maggio scorso rende noto che la Consigliera agli Stati socialista Anita Fetz (Basilea Città) è stata inserita in una banca dati sulla protezione dello Stato per una sua partecipazione a un dibattito elettorale tenutosi il 20 settembre 2015 in un centro culturale curdo e che il Servizio di informazione della Confederazione avrebbe raccolto informazioni anche su altre persone e organizzazioni politicamente attive a sinistra a Basilea Città. Verdi e giovani socialisti hanno quindi espresso in un comunicato la loro preoccupazione, ricordando lo “scandalo delle schedature” scoppiato nel 1989. La presidente dei Giovani socialisti Tamara Funiciello ha affermato che «Il SIC scheda persone impegnate politicamente senza motivo: allo stesso tempo, i neonazisti possono formare gruppi terroristici su Facebook senza venir disturbati". I funzionari bernesi sembrano a suo avviso «ciechi dall'occhio destro».
Vedremo il seguito di questa vicenda, che fa temere un ritorno alle pratiche precedenti gli anni Novanta, quando negli archivi della polizia federale erano schedati 900 mila cittadini, magari per aver partecipato a una conferenza sui diritti umani, per aver fatto un viaggio in Russia, per essersi abbonati a un giornaletto come questo. Ne ho fatto accenno perché l’episodio richiama alla mente un libro che stavo leggendo in questi giorni e che può interessare i lettori di «Nonviolenza». Si tratta di Dossier Aldo Capitini. Sorvegliato speciale dalla polizia, a cura di Andrea Maori e Giuseppe Moscati con una prefazione di Goffredo Fofi, Stampa Alternativa/Nuovi equilibri, Viterbo 2014, 510 pagine.
Dopo i brevi testi di prefatore e curatori, il libro riporta una lunga sequenza di resoconti sull’attività di Aldo Capitini, redatti da questori e prefetti delle molte città toccate dalle sue iniziative: Pisa, Napoli, Firenze, Roma, Milano, e soprattutto Perugia. Si va dal 1933, quando Capitini – allora segretario economo della Scuola normale superiore di Pisa – rifiuta di prendere la tessera del Partito nazionale fascista, fino al 1968, l’anno della sua morte.
C’è quindi una notevole costanza nello sguardo ostile delle polizie tra periodo fascista e periodo repubblicano, cosi come c’è una persistenza delle forme in cui questo sguardo si materializza sulla pagina: «Si tratta – scrive Andrea Maori – di un esempio concreto che dimostra la continuità delle strutture amministrative e delle sue funzioni politiche a prescindere dai contesti storico-politici-istituzionali che li avevano determinati: nell’ambito della sicurezza dello Stato, dei servizi di intelligence e della pubblica sicurezza il passaggio tra il vecchio regime e il nuovo fu praticamente indolore per molti funzionari che erano addetti al controllo dell’attività politica del paese». Questi documenti, benché assai ripetitivi (anche perché tendono a riprendere burocraticamente le notizie biografiche acquisite in precedenza, anziché aggiornarle), sono interessanti sia perché mettono in luce lo sguardo della polizia sui vari movimenti avviati o seguiti da Capitini, sia perché, pur attraverso questo filtro offuscato, permettono di cogliere certe dinamiche relative a quei movimenti. Soltanto una lettura continua dei rapporti, per esempio della serie legata alla lunga gestazione della marcia per la pace Perugia-Assisi del 24 settembre 1961 – oggetto di una ventina di documenti polizieschi a partire dal settembre 1960 – e delle successive marce per la pace, si può cogliere pienamente il doppio interesse di questa documentazione. Ma anche qualche estratto può aiutare. Propongo quindi alcuni assaggi, cominciando da un telegramma (da cifrare) diretto dal Ministero dell’Interno (Gabinetto del ministro) alla direzione generale di Pubblica Sicurezza il 27 agosto 1954:
29502 Gab punto Risulta at Ministero affari esteri che virgola nei giorni ventinove et trenta corrente mese virgola avrà luogo at Perugia per iniziativa certo Aldo Capitini convegno denominato virgolette occidente oriente asiatico virgolette punto Essendo pervenute voci circa scarsa serietà iniziative facenti capo predetto Capitini nonché circa orientamenti politici accennata manifestazione virgola pregasi disporre affinché vengano seguiti lavori citato convegno riferendo poi dettagliatamente at Ministero Esteri et scrivente punto
Gli risponde il prefetto di Perugia in sei lunghe pagine, il 31 agosto, spiegando le finalità del COR (centro di orientamento religioso) diretto da Capitini, descrivendo dettagliatamente lo svolgimento del convegno Occidente-Oriente asiatico (nonché di uno precedente dallo stesso titolo), riassumendo i contenuti dei vari interventi (Capitini, l’americano Langebartel, il francese Dulin e l’olandese Sypkens). Riferisce poi che il convegno era stato preceduto dal Congresso della Società vegetariana italiana. E osserva, prima di scodellare l’ennesima biografia poliziesca di Capitini:
Le riunioni (…), lanciate con titoli pomposi ed enunciazioni programmatiche molto impegnative, si sono ridotte a modeste riunioni di poche persone con ancor più modeste conclusioni. In una parola, nonostante tutto il fervore organizzativo, il Prof. Capitini non è riuscito a creare che scarsi proseliti, tanto da potersi affermare che, mentre la sua attività passa quasi del tutto inosservata alla cittadinanza di questo Capoluogo, ai convegni ed alle cerimonie da lui indette è sempre intervenuto uno scarsissimo numero di persone.
Stessa conclusione un anno dopo, da parte del questore di Perugia.
Da quanto precede emerge come anche quest’anno, nonostante il fervore organizzativo, le riunioni siano state del tutto irrilevanti per l’inconsistenza dottrinale degli argomenti trattati e per la loro assoluta impopolarità ed abbiano mantenuto la tendenza sinistroide.
Eppure è un continuo stare alle costole di Capitini e dell’attività del COR, del COS (il ricostituito Centro di orientamento sociale), del Centro di Coordinamento internazionale per la non violenza, della Società vegetariana italiana e dell’Associazione per la libertà religiosa in Italia. Anche nelle prime segnalazioni relative alla preparazione della Marcia Perugia-Assisi per la fratellanza dei popoli si mette in evidenza «lo scarso numero di adesioni finora pervenute» (14 gennaio e 29 maggio):
Finora al Comitato sono pervenute molte adesioni simboliche dall’interno e dall’estero, in particolare dall’Inghilterra e dall’India, alcune anche con offerte di denaro ma, pare quanto riguarda la effettiva partecipazione alla “marcia” risulta assicurata a tutt’oggi solo la presenza di duecento persone (28 giugno 1961)
Le duecento persone saranno poi ottomila (secondo il rapporto della prefettura) e ventimila secondo altre fonti. Da quel momento non troviamo più giudizi sull’«irrilevanza» di Capitini e dei suoi temi, se non in un documento allegato a un rapporto del 3 febbraio 1962[1]:
Perugia, 3 (ADIC) – Aldo Capitini, il pittoresco professore universitario che ebbe qualche attimo di notorietà per l’organizzazione della “Marcia della Pace”, da Perugia ad Assisi, è ricaduto nel più scuro anonimato, in seguito a un rapporto inviato dalla federazione perugina del PCI alla sezione culturale del Partito in cui si denunciano le pericolose e strampalate iniziative del professionista. Il Partito Comunista – informa l’agenzia ADIC – contribuì con ogni sforzo a lanciare su scala nazionale a creare un movimento di opinione pubblica attorno al Capitini, ma non intende avallare ora le sempre più frequenti alzate d’ingegno dell’ingenuo professore (…). Il Capitini, dopo la “Marcia della Pace” e il “Comitato dei vegetariani” ha adesso commesso l’errore di creare un Centro della “non violenza” chiaramente ispirato alle teorie di Gandhi. Mentre la “Marcia della Pace” fu sfruttata dal PCI al riparo dell’intellettuale “indipendente” in un momento particolarmente difficile a causa della ripresa degli esperimenti nucleari da parte dell’URSS, le ultime iniziative sono ritenute alquanto sconsiderate e, specialmente quella del “comitato per la non violenza”, suscettibili di turbare la base comunista con idee contrastanti la dottrina marxista della violenza rivoluzionaria. Da qui, dopo averlo esaltato e sfruttato, la decisione dell’ostracismo al Capitini, decretata dal PCI (ADIC, Agenzia di informazioni culturali).
In realtà avrà buon seguito anche la successiva Marcia della Pace e per la fratellanza tra i popoli (da Camuccia a Cortona, 18 marzo 1962), «cui habet partecipato circa 8000 persone tra cui numerose rappresentanze Perugia et Siena nonché delegazioni Firenze et Terni con gonfaloni alcuni comuni Umbro Toscani tra cui soltanto uno questa provincia et bandiere inneggianti pace et disarmo», telegrafa da Arezzo il prefetto Cappuccio. Ma il documento dell’agenzia ADIC mette comunque in luce l’approccio strumentale che il PCI, chiuso dentro la sua gabbia ideologica, poteva avere di fronte a questo occasionale e problematico “compagno di strada”. E lo sguardo della polizia, altrettanto segnato da una logica da Guerra Fredda, oltre che da quella appunto poliziesca, non è molto diverso: non sono tanto le idee e le iniziative di Capitini a interessare o preoccupare, ma la possibilità che esse possano agganciarsi operativamente all’azione politica del PSI e soprattutto del PCI. Con quei paraocchi non era possibile cogliere il senso di un pensiero e di un impegno decisamente fuori dagli schemi.
Segnalo, per finire, due link relativi a questo libro: una breve intervista ai due curatori e un’ampia e interessante recensione di Giovanna Lo Presti uscita sull’«Indice»:
https://cartesensibili.wordpress.com/2014/09/29/trasmissioni-dal-faro-n70-anna-maria-farabbi-dossier-aldo-capitini-sorvegliato-speciale-dalla-polizia/
http://www.stampalternativa.it/cmssa/uploads/docs/capitini.pdf (questo link non è più attivo: il sito di stampalternativa risulta "in costruzione", 23 luglio 2024. L'articolo di Giovannna Lo Presti era uscito su «L'Indice» n. 12 del 2016)
(Danilo Baratti, Aldo Capitini sorvegliato speciale. Quando la polizia politica spiava i congressi vegetariani, «Nonviolenza», n. 35, giugno 2019, pp. 16-17)
[1] Spesso i rapporti sono accompagnati da volantini e altri materiali, per esempio una comunicazione del 24 settembre 1962 porta sei allegati, tra cui un lungo «schema della relazione di Aldo Capitini» – 8 pagine – sul tema «Problemi del metodo nonviolento».
pacifismo, recensione, Nonviolenza, 2019
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