Walter Katz, aviatore nella guerra di Spagna (2020)
Recensione di un libro sulla breve e intensa vita di un ebreo tedesco che ha scelto la Spagna repubblicana
Renato Simoni, Walter Katz. Aviador al servicio de la República (1936-1938), Tarragona, Universitat Rovira i Virgili (collana “Estudis sobre conflictes socials”), 2020, 150 pp.
C’è stato un Renato Simoni critico teatrale, giornalista, librettista e commediografo, vissuto tra il 1875 e il 1952, e c’è un Renato Simoni, nato poco prima che l’altro se ne andasse, che vive a Mendrisio e scrive di storia. Si è occupato per esempio della storia dell’associazione dei Falchi Rossi, degli Amici della Natura, della Società federale di ginnastica di Mendrisio, e ancora delle reazioni dei bottegai di fronte all’affermarsi della grande distribuzione o degli albori del ciclismo nel Mendrisiotto. Temi di storia sociale, in sintonia con la sua pluridecennale attività in seno alla Fondazione Pellegrini Canevascini, che si occupa del recupero e della valorizzazione dei documenti di storia sociale nella Svizzera italiana. Ma il suo interesse storiografico principale è stato e rimane la Guerra di Spagna. Ricordo almeno lo studio pionieristico condotto con la moglie Encarnita Riba sul villaggio aragonese di Cretas, pubblicato in tre versioni diverse (non solo per la lingua ma per il continuo ampliamento e aggiornamento della ricerca) – Cretas. La colectivización de un pueblo aragonés durante la guerra civil española, 1936-1937 (Alcañiz 1984); Cretas. Autogestione nella Spagna repubblicana(Lugano 2005); Queretes. La col-lectivització d’un poble aragonès durant la Guerra Civil (Calaceit 2013) – e la traduzione e la cura di Nils Lätt, Miliziano e operaio agricolo in una collettività in Spagna (Lugano 2012). L’ultimo suo lavoro in questo ambito è questo studio biografico su Walter Katz, pubblicato in forma cartacea e liberamente scaricabile dal sito dell’Università Rovira i Virgili di Tarragona (urv.cat).
La vicenda è presto riassunta: un giovane ebreo tedesco di buona famiglia lascia la Germania nel 1933, conclude i suoi studi di diritto tra Madrid e Parigi e nel 1935 ottiene la cittadinanza spagnola. Allo scoppio della guerra civile si mette volontariamente al servizio della Repubblica come pilota militare, assume il comando di una squadriglia e muore, abbattuto durante un’incursione, l’11 novembre del 1938. Una storia nobile e tragica tra tante nella guerra di Spagna. A renderla unica – al di là dell’ovvia unicità di ogni vicenda personale – è l’impressionante quantità di documenti che permettono di raccontarla: attestati, ritagli di giornale, fotografie, ma soprattutto centinaia di lettere – in tedesco, francese, inglese, spagnolo – che Renato Simoni ha potuto consultare. Così sappiamo che, studente a Freiburg, poteva compensare il cibo insoddisfacente della sua modesta pensione con i Fresspakete inviatigli dalla famiglia (che vive non lontano, a Offenbach am Main), sappiamo quanto ha speso di taxi il giorno del suo arrivo a Barcellona, sappiamo dove ha comperato il completo grigio chiaro e le scarpe bicolori che indossa in una fotografia scattata a Toledo nell’agosto del 1935. Ma sappiamo anche tante altre cose più importanti che legano la vita sua e dei suoi alla storia drammatica del periodo, spesso evidenziate dai molti sottotitoli scelti da Renato Simoni, che nell’insieme – sono 47, ripresi nell’indice – costituiscono un compendio di questa vicenda. Ne cito alcuni: Ser judío en la Alemania del 1933; Recoger la maleta y huir al extranjero; Licenciado en derecho en tiempo record; Esquiando en Chamonix; Malas noticias para los judíos en Alemania, buenas noticias del nuevo ciudadano español; En Alemania sus padres apena tienen información; Una madre desesperada; En la escuadrilla de vuelo nocturno; Aquel 11 de noviembre. Riprendo il titolo più sganciato dalla Storia – Sciando a Chamonix – per dire che il giovane Walter Katz accompagnava la passione per lo studio a quella per gli sport: l’ippica, la scherma, la pallamano, l’alpinismo, il tennis, lo sci. Lo troviamo nel dicembre del 1932, maestro di sci, sulle nevi di Ischgl – la località austriaca oggi celebre per un focolaio covidiano – poi a Sankt Moritz e Davos. Nel 1933, studente a Madrid, passa il periodo natalizio a Navacerrada, sciando con un’amica svedese, e nel marzo del 1934 è a gareggiare sulla Sierra Nevada. L’anno dopo, a Parigi per la continuazione degli studi, si ritaglia il tempo per partecipare ai campionati studenteschi di sci a Chamonix. In estate aveva invece partecipato, quando frequentava per la seconda volta la Universidad de Verano di Santander, al primo concorso tennistico inter-club della Spagna del Nord, e alla cena con ballo si era trovato, come scrive la cronaca mondana della “Voz de Cantabria” – ripresa da Simoni con una punta di divertimento – “entre lo mejorcito de la selecta concurrencia”. E qui emerge un altro aspetto interessante: la facilità di Walter Katz nell’entrare in contatto, ovunque si trovi, non solo con la “buona società” ma anche con le persone interessanti e utili da conoscere. Certamente c’è in questo una sua predisposizione, ma dalle pagine emerge l’importanza della rete famigliare di contatti, legata sia all’appartenenza ebraica sia all’affiliazione del padre (un avvocato progressista di tendenza socialdemocratica) e della madre (docente di lingue) alla loggia massonica “Zum Frankfurter Adler”. Nella sua studiosa peregrinazione, grazie a questa rete di conoscenze e alla sua intraprendenza stabilisce relazioni con figure di rilievo come il pedagogista Pedro Sanz Herrero, i professori di diritto Manuel Martínez Pedroso e Nicolás Pérez Serrano, la bibliotecaria dell’Ateneo di Madrid Jeanne Capdevielle. Trova appoggi decisivi, che si trasformano in amicizie personali, in Luis Recaséns Siches, professore di filosofia del diritto a Madrid, e in Pierre-Olivier Lapie, vicepresidente della sezione francese della International Law Association e futuro ministro.
Ma questo giovane sportivo e amante della vita mondana che si lancia con successo negli studi di diritto (a Freiburg, Monaco, Ginevra, Madrid e Parigi), non è – non può essere – un giovane “di belle speranze”. Non è tempo di speranza né di piena spensieratezza per un giovane ebreo tedesco. I documenti mostrano bene lo sfondo in cui si muove la vita di Walter e dei suoi: il 5 novembre 1932 racconta una Monaco tappezzata di manifesti elettorali e l’arrivo trionfale di Hitler per l’ultimo comizio alla vigilia delle elezioni che lo avrebbero portato, in gennaio, alla carica di cancelliere. Il 6 febbraio 1933 riferisce della sua sospensione da rappresentante dell’associazione studentesca e di un’altra accoglienza trionfale di Hitler. Il 12 marzo la sede centrale della sua associazione (vicina al Bund) viene perquisita e chiusa. Il 5 luglio è escluso dall’Università di Giessen per motivi razziali – ma già in giugno, cosciente dell’aria che tirava, era partito per Barcellona. Seguirà le tappe successive tramite le lettere dei genitori e la stampa. Date le premesse, le leggi di Norimberga non saranno una sorpresa. Parleranno a lungo, di questo e altro, quando i genitori lo visitano a Madrid nella primavera del 1936. Seguono alcuni mesi in cui l’intensità degli scambi diminuisce e quasi si arresta per qualche tempo. Faccio anch’io una pausa tornando sul tema della documentazione.
Ancor prima della volontà evidente di conservare la memoria di una persona amata e tragicamente morta in giovane età, questa abbondanza di documenti, di fotografie, di scambi epistolari (che certo avrebbero potuto finire al macero o dimenticati in soffitta senza l’affetto materno prima e l’attenzione della nipote, che non l’ha conosciuto, poi) va ricondotta a un ambiente famigliare, colto e benestante, portato a costruire e conservare memoria di sé. È un’osservazione forse banale, che mi viene dall’aver letto, proprio negli stessi giorni e parallelamente, Città sommersa di Marta Barone (Bompiani 2020). Il suo tentativo di ricostruire la vita del padre è faticosissimo e spesso vano: l’ambiente sociale di provenienza, il brodo di coltura in cui Leonardo Barone è cresciuto, non produceva memoria scritta (e nemmeno sarebbe passato loro per la testa di conservarla). E però, per tornare a Walter Katz, a suggellare questo desiderio di memoria, ci vuole infine anche un Renato Simoni che quella storia la voglia esplorare, inquadrare, raccontare.
Nell’ultimo biennio – quello dell’impegno aviatorio nelle file della Repubblica – la documentazione si fa meno fitta per ovvie ragioni (la mancanza di tempo, l’imprevedibile che rompe il ritmo della quotidianità, la censura sulla corrispondenza, la riservatezza di certe informazioni). I contatti con la madre, che è accuratamente tenuta all’oscuro della funzione militare di Walter, sono mantenuti soprattutto tramite l’amico e mentore Luis Recaséns Siches, che dal Messico, dove si è stabilito, riferisce le notizie dell’uno o dell’altra e tiene i contatti pure con il fratello minore di Walter, Willi, in Francia fin dall’aprile 1932 (visti i tempi grami in arrivo, era stato mandato prudenzialmente in un internato parigino). Ecco quindi che informazioni, pensieri e saluti spesso attraversano due volte l’Atlantico prima di giungere a destinazione in Europa, anche se non manca qualche comunicazione diretta. C’è solo un momento, tragico, in cui la famiglia, quel che ne resta, si trova brevemente riunita: nell’aprile del 1938, per il funerale del padre e marito, Bernhard Katz, colto inaspettatamente da un infarto a Londra (“Quanto succede in Germania e certamente la preoccupazione per me – scrive Walter a Recaséns – gli hanno accorciato la vita... non ha potuto vedere e vivere con indifferenza quella vergogna, quella barbarie, insieme al crollo totale di un intero mondo”). Nelle ampie lettere a Recaséns parla ripetutamente della sua scelta: “mi dispiace perdere un anno di studio, ma mi rassegno, perché sono qui fin dal primo istante non per guadagnare qualcosa, ma per portare il mio contributo alla distruzione del fascismo, che tanto mi ha fatto soffrire”; “Vinceremo per la salvezza della Spagna e di ciò che consideriamo, Lei ed io, il nostro più grande patrimonio, la cultura occidentale”. Fino allo schianto fatale del suo Polikarpov I-15 – un monoelica chiamato “Chato” per la forma schiacciata del suo muso – in quel principio d’alba di novembre.
Nelle ultime pagine del libro, Simoni segue il destino della madre, Antonia Katz, detta Toni, colei che ha conservato le fonti di questa storia. La notizia della morte di Walter la raggiunge a Parigi. Aveva ottenuto dal Consolato di Francia a Francoforte un permesso di ingresso di dieci giorni (!). Tornata in Germania, raccoglie le sue cose e prepara la fuga. Ripassa in Francia, dove è attiva nella Association des Amis de la République française e nella Légion des femmes étrangères volontaires en France. A un certo punto transita nel campo pirenaico di Gurs, che per molti ebrei è stata la prima tappa verso lo sterminio. Liberata nel giugno 1940, ricompare a Montpellier, dove segue un corso di lingue all’università e un corso di sericoltura alla Scuola nazionale di agricoltura. L’aria si fa sempre più irrespirabile e chiede, invano, di poter entrare in Svizzera. Grazie a un accordo tra la Francia di Vichy e il governo messicano, riuscirà infine, via Marsiglia, Orano e Casablanca, a raggiungere Veracruz e poi Città del Messico. Tra i suoi pochi bagagli, una parte dei documenti che stanno alla base di questo libro. A favorire la sua partenza, e quindi la salvezza, anche la morte di Walter: è grazie a questa che ottiene un documento di identità e di viaggio per immigranti spagnoli rilasciato dalla Legazione messicana di Vichy. E a rifarsi una vita la aiuteranno le attestazioni delle autorità repubblicane in esilio, come questa del gennaio 1945 di Álvarez del Vayo: “uno dei suoi figli, Walter, è morto gloriosamente difendendo la causa della libertà del mondo durante la Guerra di Spagna. L’altro lotta contro le forze del fascismo in Francia”.
Per finire ho parlato più del biografato che del lavoro accurato del suo biografo, la cui conoscenza della storiografia della guerra di Spagna emerge costantemente, soprattutto nelle note, ricche e precise. E basterà leggere la nota 151 a pagina 96 per rendersene conto.
(Danilo Baratti)
Recensione di Renato Simoni, Walter Katz. Aviador al servicio de la República (Tarragona 2020), «Il Cantonetto», anno LXVII, n. 2, dicembre 2020, pp. 90-92.
Su questa pagina si può leggere una versione un po' romanzata della morte di Walter Katz: https://militaresescritores.es/noticias/los-murcielagos-de-la-caza-nocturna/
GuerradiSpagna, recensione, aereo, Cantonetto, 2020
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